Negli anni Trenta del XX secolo riprese una sostenuta attività edilizia fuori e dentro le mura cittadine. L’esempio più forte delle inserzioni del regime sul vecchio tessuto edilizio fu nell’area dantesca che vide il termine dei lavori di risistemazione alla fine di quel decennio.
Ai minimi interventi del 1921, centenario della morte di Dante, fece seguito un rinnovato interesse, sollecitato dal ministero dell’Istruzione pubblica a partire dal 1927.
Vennero presentati diversi progetti di restauro ed alcuni di questi attuati su disposizione di una commissione ministeriale: l’Opera di Dante.
La commissione cominciò coll’ordinare restauri al tempietto e la sistemazione del quadrarco di Braccioforte. Nel 1933 presero l’avvio i lavori nell’area antistante la chiesa di San Francesco e sul lato sinistro si creò un fronte immaginario costituito dalla veneziana casa Rizzetti, ampiamente rimaneggiata a cui si aggiunse un porticato costruito con le colonne cinquecentesche provenienti dal monastero di Porto.
Nel 1938 si provvide a ridisegnare anche il lato meridionale di piazza San Francesco con un porticato in stile paleocristiano ravennate che si andava contrapponendo al chiostro appena creato sul lato nord.
Questo nuovo assetto della zona dantesca prevedeva anche nuove zone verdi, in primis il nuovo chiostro sul lato nord della piazza.

Esterno della chiesa di S. Francesco
1. ASCRa, Fondo Trapani, cartella A7, giardini con San Francesco
Basilica di S.Francesco con relativa piazza in ristrutturazione.
2. ASCRa, Fondo Trapani, cartella D33
Retro di S.Francesco e l'odierno parcheggio di Largo Firenze.
3. ASCRa, Fondo Trapani, cartella D1 san francesco
Portico del palazzo della Provincia su piazza S.Francesco.
3bis. ASCRa, Fondo Trapani, cartella D10

A giudizio degli urbanisti il fulcro architettonico che costituisce il fondamento aggregante della zona dantesca è la basilica paleocristiana intitolata nel V secolo dall’arcivescovo Neone agli Apostoli. La basilica, concessa ai frati dell’ordine francescano dei Conventuali, prese poi il titolo di San Pier Maggiore e, infine, San Francesco. La chiesa possedeva fin dalla sua fondazione una caratterizzazione assiale che privilegiava la veduta frontale della facciata e quindi la formazione di uno spazio antistante. In questo modo il prospetto principale della basilica divenne la quinta più importante della piazza.
Con l’unità d’Italia la piazza fu chiamata a far parte della toponomastica laica e risorgimentale con l’intitolazione al poeta George Byron e la collocazione di una statua di Giuseppe Garibaldi proprio al centro. Sorsero caffè e birrerie con tavolini; aiuole e alberi di tiglio nascondevano la visione frontale del prospetto della chiesa di San Francesco.
Sul lato sud della piazza un muro di cinta chiudeva il giardino di palazzo Rasponi, mentre sul lato opposto vi era la veneziana casa Rizzetti con la birreria Bugno. La piazza terminava lungo la via Mazzini che era costeggiata da edifici di diversa epoca e foggia.
In occasione del seicentenario della morte di Dante, su iniziativa del Comitato cattolico dantesco, fu previsto il restauro della chiesa di San Francesco iniziato nel 1918 dal Soprintendente Giuseppe Gerola e portato a termine da Ambrogio Annoni.
In quell’occasione l’obiettivo era ripristinare l’aspetto trecentesco della basilica, a discapito delle trasformazioni barocche, per ricordarne il ruolo nella vita del poeta, durante il suo breve soggiorno a Ravenna, prima della morte.
Nel 1927, durante la realizzazione del palazzo della Provincia su progetto di Arata, è allo studio un nuovo piano regolatore della città nel quale viene affrontato il tema urbanistico della zona dantesca.
Le immagini del Fondo Trapani mostrano la trasformazione della zona attorno alla basilica avvenute proprio in quegli anni fino all’assetto definitivo.

Zona di S.Francesco - Quadrarco di Bracciovorte.
4. ASCRa, Fondo Trapani, cartella B16, giardini
Giardino di Piazza San Francesco.
5. ASCRa, Fondo Trapani, cartella C12, chiostri Oriani
Chiostro tra piazza S.Francesco e la tomba di Dante.
6. ASCRa, Fondo Trapani, cartella A7, giardini

Le vicende e la storia della zona dantesca sono assai note e non verranno in questa sede riprese. Il focus sarà invece sulla realizzazione del nuovo assetto di piazza San Francesco con la nascita del nuovo giardino sul lato nord.
Nel 1927 la Commissione comunale per il piano regolatore propone che la sistemazione della zona dantesca avvenga attraverso un pubblico concorso. Il 5 ottobre del 1928 il Comune di Ravenna approva la relazione legata al nuovo piano regolatore dalla quale si comprende che la questione ha cessato di essere di pertinenza municipale per rientrare nella più vasta sfera nazionale.
Dopo un lungo dibattito e diversi progetti presentati si propone la creazione di una zona del silenzio, con l’abbattimento delle costruzioni adiacenti.
Fra i progetti emerge la proposta dell’architetto Giulio Ulisse Arata che è favorevole alla creazione di una piazza più ampia, con la demolizione degli edifici incongrui e una lunga serie di arcate aperte nel lato esterno di uno dei chiostri francescani in modo da creare uno sfondo scenografico per la futura piazza. Viene anche previsto sul lato nord della piazza un nuovo edificio che costituisce un secondo prospetto laterale dopo il neonato palazzo della Provincia.
Il progetto di Arata costruisce un sistema complesso di piazze collegate fra loro tramite portici che lambiscono gli spazi aperti attribuendo loro un notevole valore di qualità urbana.
Gabriele Gardini scrive: “Il progetto della nuova piazza San Francesco restituisce la scena di una piazza quasi metafisica, di un tempo astorico come forma immanente di un eterno presente, ma moderna, rigorosa, pura nella sua semplice conformazione, con una facies carica di riferimenti alle architetture ravennati … Il nuovo edificio pubblico che conforma piazza San Francesco imprime una rotazione della facciata della chiesa sulla sinistra, esprimendo una tensione che mira a togliere il predominio della facciata stessa e questo contrasto provoca un movimento dinamico al quadrilatero della piazza.
La situazione attuale della piazza propone un senso di staticità non previsto da Arata.

Piazza S.Francesco vista dal portico del palazzo della Provincia.
7. ASCRa, Fondo Trapani, cartella B16, piazza San Francesco
ASCRa, Fondo Trapani, cartella B16, tomba
8. ASCRa, Fondo Trapani, cartella B16, tomba
ASCRa, Fondo Trapani, cartella D24
9. ASCRa, Fondo Trapani, cartella D24
Zona di S.Francesco - Quadrarco di Braccioforte.
10. ASCRa, Fondo Trapani, cartella B16, giardini part
ASCRa, Fondo Trapani, cartella A72, portici
11. ASCRa, Fondo Trapani, cartella A72, portici

Le immagini del fondo Trapani mettono in evidenza la risistemazione di Casa Rizzetti, ora Biblioteca Oriani.
Nel progetto, caldeggiato da Corrado Ricci, Casa Rizzetti doveva essere ricondotta alla aspetto di una casa di epoca veneziana, mentre il progetto di Arata le donava un aspetto più moderno.
Il nuovo muro con cui viene rifoderato tutto l’edificio propone una serie di finestre inquadrate da mattoni di colore rosso intenso, disposti con raffinata eleganza tra cornici di rientro, bancali e marcapiani che formano un articolato alternarsi di pieni e di vuoti.
Sul retro viene collocato, su proposta del soprintendente Giorgio Rosi, il portichetto proveniente dal monastero di Porto a bordare il giardino ora dedicato a Rinaldo da Concorezzo.
La sistemazione della zona dantesca o “zona del silenzio” vede contrapposti Corrado Ricci, che vuole conciliare l’esigenza della viabilità con la zona di rispetto, senza introdurre nuovi e non necessari elementi architettonici in un ambiente formatosi storicamente, e l’architetto Arata che rivendica l’autonomia dell’architettura che ha principi e regole da seguire al di là degli stili.
Nella sistemazione della zona dantesca si scontrano due visioni quasi contrapposte: da una parte l’architetto piacentino, che progetta una nuova architettura che va oltre la storia, e dall’altra lo studioso del restauro e dell’arte, che vuole il ripristino ad un epoca indefinita, come si trattasse di un documento storico antico, con l’aggiunta di un’area verde intonata con l’ambiente circostante.
La prima idea di un’isola verde fu di Santi Muratori già nel 1927, ma anche Corrado Ricci nel 1934 scriveva: “bisogna fare molto affidamento nel verde che è un ‘sanatore’ meraviglioso, come io veggo tutti i giorni nei lavori di Roma”.
Il regio decreto 1480 del 21 novembre del 1932, aveva previsto la nascita della commissione per la zona dantesca ed era composta dal Prefetto, dai senatori Luigi Rava e Corrado Ricci, dal podestà Cagnoni, dal Presidente della Provincia, dall’Ingegnere capo del Genio civile di Ravenna e dal Responsabile dell’Ufficio Monumenti.
In una delle sue prime riunioni nell’estate del 1933, la commissione decise che l’area demolita accanto a Casa Rizzetti fosse occupata dagli elementi marmorei del chiostro minore di Santa Maria in Porto, demolito quasi cinquanta anni prima, e che fosse alberata con cipressi, pini, alloro e mirto.

Comune di Ravenna
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