I primi giardini pubblici di Ravenna furono nei pressi della stazione ferroviaria.
Nel 1886, già creato il viale che seguiva la linea ferroviaria verso sud, si decise di usare i prati dell’ex abbazia di Porto per la realizzazione della pista dell’ippodromo.
Questo nuovo ippodromo si prestava a diversi utilizzi essendo oramai la vecchia abbazia una caserma militare da diverso tempo. Nel 1880 il Comune cedette l’itero fabbricato al Governo che lo trasformò quasi integralmente in caserma. Fra il 1885-87 l’antico monastero venne ampliato con una nuovo fabbricato prospicente il Corso Garibaldi (ora via di Roma) e nel complesso presero posto corpi di fanteria e cavalleria.
Questi lavori imposero la demolizione del chiostro minore, ma dell’antico monastero rimasero il chiostro maggiore e la facciata sul lato dell’ippodromo con il loggiato in stile lombardo.
L’ippodromo serviva sia per le corse dei cavalli e delle bici, ma anche per le fiere. Nell’anno 1904 vi fu fatta l’Esposizione regionale romagnola.
Nel 1921 con lo spostamento dell’ippodromo nell’ex piazza d’armi adiacente alla Darsena di città si decise di creare dei nuovo giardini.
Anche se il vecchio galoppatoio veniva ancora usato si era generato un dibattito sull’utilizzo dell’area che si prestava alla creazione di un giardino, inoltre era necessario creare un cotesto più borghese per il quartiere residenziale attiguo, sorto a inizio secolo con la costruzione di case lussuose.
Il “Piano regolatore di ampliamento” del 1927, che divideva il territorio comunale in 13 zone, pur essendo uno strumento ancora approssimativo e generico dal punto di vista attuativo, prevedeva i giardini nell’ex galoppatoio. Ravenna seguiva l’esempio di altre città italiane che si erano già dotate di un ricco verde pubblico.
Fra il 1931 e il 1934 vennero realizzati i Giardini Pubblici su progetto di Giulio Ulisse Arata, già conosciuto a Ravenna per il progetto del Palazzo della Provincia e la sistemazione della zona dantesca.

BCRa, Fondo fotografico Ricci, file 185
1. BCRa, Fondo fotografico Ricci, file 185

Nella foto aerea si vedono il nuovo ippodromo e l’area del precedente non ancora trasformata in giardino.
Li separava oltre alla linea ferroviaria il viale Santi Baldini, aperto nel 1883, che conduceva da via Alberoni a Porta Nuova, in prosecuzione del viale Pallavicini creato venti anni prima.
La Porta Alberoni, situata davanti alla via omonima era stata eretta nel 1739 per opera del cardinale Giulio Alberoni e regolava l’accesso alla Darsena. Demolita la parte adiacente delle mura, anche la porta fu distrutta nel 1885.
Dal viale si poteva apprezzare la vista della doppia loggia lombardesca, rilevante elemento artistico del rinascimentale monastero di Porto, edificato tra il 1495 e il 1525.

primo progetto Arata
2 primo progetto Arata
progetto definitivo
3. progetto definitivo

L’incarico di preparare il progetto dei Giardini Pubblici e di seguire la sua realizzazione venne affidato all’architetto Giulio Ulisse Arata. L’approvazione del progetto avvenne nell’agosto del 1931. Il primo progetto del parco riprendeva le caratteristiche del giardino all’italiana con due assi principali: uno partiva in corrispondenza di via Trento in direzione di via San Pier Damiano, l’altro aveva origine dal loggiato lombardesco dell’abbazia. All’incontro dei due assi era prevista una fontana, mentre i sentieri minori avevano un andamento curvilineo e davano vita ad aiuole di varie forme, in prevalenza oblunghe. Un viale interno seguiva tutto l’andamento curvilinea del viale Santi Baldini proponendo un raddoppio dell’alberatura.
Il primo progetto venne giudicato accurato ma troppo costoso: le opere necessarie dovevano avere un importo quantificato in 360.000 lire.
Nella realizzazione definitiva il progetto veniva modificato mediante l’inserimento di un perterre centrale posto ad un livello più basso. Una scalinata conduceva alla quota sopraelevata della loggetta lombardesca che diventava frons scenae di una scenografia in cui natura ed arte si compenetravano.
Ai lati due dei viali rettilinei si dipartivano in direzione diagonale rispetto al fulcro visivo dell’abbazia, raccordando le aiuole e i percorsi.

ASCRa, Busta speciale 130 f. 1 piante Arata prog. fontana principale
4. ASCRa, Busta speciale 130 f. 1 piante Arata prog. fontana principale
ASCRa, Busta speciale 130 f. 1 piante Arata prog. fontana particolari
5. ASCRa, Busta speciale 130 f. 1 piante Arata prog. fontana particolari
ASCRa, Busta speciale 130 f. 1 piante Arata prog. fontana cordonatura
6. ASCRa, Busta speciale 130 f. 1 piante Arata prog. fontana cordonatura
ASCRa, Busta speciale 130 f. 1 piante Arata pro. scale sec. particolare
7. ASCRa, Busta speciale 130 f. 1 piante Arata pro. scale sec. particolare
ASCRa, Busta speciale 130 f. 1 piante Arata prog. scale sec
8. ASCRa, Busta speciale 130 f. 1 piante Arata prog. scale sec

Dopo gli impegnativi lavori di piantumazione, dettagliati nei documenti della sezione successiva della mostra, si procedette alla realizzazione della fontana che fu iniziata nell’estate del 1933.
All’inizio del 1934 i Giardini si potevano considerare terminati. Il progetto era stato concepito dall’architetto Arata, ma sappiamo che ci furono delle influenze ad opera degli uffici tecnici comunali.
Gli aspetti fondamentali seguiti dall’architetto nella progettazione erano sostanzialmente valorizzare l’area urbana in relazione al quartiere residenziale che si stava sviluppando con la costruzione di villette, evitare il declassamento dell’area a seguito del trasferimento delle attività ippiche, ma soprattutto fare dei giardini un elemento di supporto alla valorizzazione del complesso di Santa Maria in Porto e della loggetta lombardesca.
Nell’ottobre del 1933 il periodico «Santa Milizia» elencando le opere pubbliche realizzate metteva la primo posto i Giardini: “Ma venendo ai lavori eseguiti quest’anno e che saranno tutti ultimati per il 28 ottobre, vogliamo in primo luogo ricordare il nostro nuovo magnifico giardino pubblico già da alcuni mesi in piena efficienza; opera questa grandissima all’intera cittadinanza che ne fa meta di passeggiate quotidiane, affollando simpaticamente i nuovi viali, sostando sulle gradinate marmoree, compiacendosi dell’effetto che il gusto indovinatissimo del disegnatore e degli esecutori ha saputo imprimere alla località resa quanto mai suggestiva dalla cornice artistica del nostro purissimo rinascimento. Il giardino ha un’ampiezza di 3 ettari e mezzo … Infine ampie e indovinatissime gradinate di travertino conferiscono monumentalità al luogo reso ancor più suggestivo dalla simpatica fontana che zampilla al centro. Per il futuro si procederà ad un nuovo razionale impianto di illuminazione e fra breve verrà costruito nella zona sud uno chalet ad uso di bar e gabinetti.

Ascra, Fondo carte topografiche, mappa 125 particolare
9. Ascra, Fondo carte topografiche, mappa 125 particolare
Ascra, Fondo carte topografiche, mappa125 particolare cancello
10. Ascra, Fondo carte topografiche, mappa125 particolare cancello
ASCRa, Fondo Trapani, cartella A30 loggetta
11. ASCRa, Fondo Trapani, cartella A30 loggetta

Le tavole della carta 125 del fondo cartografico dell’Archivio storico comunale e l’immagine del fondo Trapani testimoniano il lavoro compiuto sulla cancellata della loggia lombardesca dell’ex abbazia di Porto. Scrive Gaetano Savini: “Negli anni 1908 e 1909 furono fatti i cancelli in ferro battuto che racchiudevano la loggia inferiore della così detta loggia lombardesca del secolo XVI, parte dell’ex monastero di Santa Maria in Porto. Il disegno di detti cancelli è della Soprintendenza ai Monumenti. Il disegno è troppo fitto per cui racchiude la vista della loggia interna. Il lavoro è stato fatto a cura del comm. Corrado Ricci nostro concittadino.

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