La modernizzazione avvenuta con l’Unità d’Italia portò l’apertura del tratto ferroviario che univa Ravenna con Castel Bolognese. L’impianto della stazione ferroviaria non provocò gravi lacerazioni al tessuto urbanistico ravennate: la ferrovia sostituì un tratto della cinta muraria a sud della rocca Brancaleone e un altro tratto fino a Porta Alberoni proseguendo poi verso il Canale Molinetto in direzione di Rimini.
La costruzione della ferrovia e quindi l’inserimento di Ravenna in un circuito commerciale e turistico più ampio poneva un problema circa l’immagine che la città offriva a chi vi giungeva col nuovo mezzo.
Enrico Pazzi propose allora di restaurare la loggetta lombardesca dell’Abbazia di Porto per collocarvi un museo, ma in quel momento il suo suggerimento rimase inascoltato.
Un’opera che invece fu realizzata fin dal 1865 fu un viale alberato che conduceva dalla stazione al centro cittadino tagliando corso Garibaldi, ora via di Roma. Ad esso si univa un ampio piazzale alberato proprio davanti alla stazione dove si instaurò l’abitudine al passeggio serale e si poteva assistere a spettacoli all’aperto.
Questo luogo di convegno soppiantò gli altri passeggi pubblici esterni che erano stati creati fuori Porta Nuova e fuori Porta Adriana.
Venne poi tracciato un nuovo viale, trasversale al viale della stazione, in direzione sud, viale Giorgio Pallavicino che avrà come continuazione a sud di Porta Alberoni viale Santi Baldini.
La riscrittura della città in chiave borghese prevedeva l’allargamento delle strade, la creazione di un quartiere legato alla stazione e la creazione di giardini pubblici, seguiti dalla variazione della quasi totalità delle intitolazioni delle strade e delle piazze per far posto agli eroi nazionali legati al Risorgimento.

ASCRa, Fondo carte topografiche, mappa 115
1. ASCRa, Fondo carte topografiche, mappa 115
ASCRa, Fondo carte topografiche, mappe 117
2. ASCRa, Fondo carte topografiche, mappe 117

La prima progettazione dei viali della stazione si colloca fra il 1863 e il 1865 quando prese vita la linea ferroviaria Ravenna-Castelbolognese.
Il 9 giugno del 1878 fu inaugurata la statua dedicata a Luigi Carlo Farini, scolpita in marmo di Carrara da Enrico Pazzi.
La pianta 115, di autore anonimo, rappresenta un nuovo allestimento della piazza Farini e degli spazi verdi nelle immediate vicinanze, ideato proprio nel 1878.
La pianta 117 è invece un progetto di Arturo Gabici del 1880 per acquisto e riordinamento di un immobile posto all’angolo nord fra il del Corso e viale Farini.
Nel volume pubblicato nel 1878 Ravenna nelle feste inaugurali pel monumento a Luigi Carlo Farini (Ravenna, Tipografia Calderini, 1878) si può leggere la descrizione di quanto accadde: “Dai palazzi della prefettura e del comune sventolava il vessillo nazionale, da qualche viceconsolato estero pendeva la relativa bandiera; piazza Vittorio Emanuele, piazza Alighieri, via Mariani, il corso Garibaldi e lo stradone Farini, per dove il corteo sfilò, erano gremiti di popolo; le finestre, tutte arazzi e fiori, piene di leggiadre donne eleganti; e lunghesso le case in doppia fila, sorgevano aste alte, con appese orifiamme della nazione e della città, e targhe divisate dall’imprese di municipi. Vi campeggiava la croce di Savoia; vi figuravano esattamente dipinti gli stemmi delle città principali, e lor gonfaloni; de’ capoluoghi di circondario dell’Emilia, di Vercelli e Saluggia; nonché dei comuni della provincia. Di fronte al nuovo piazzale di S. Giovanni vangelista erano inalberati sei grandi pennoni, con gli stendardi torinese, romano, modanese, bolognese, russiano e ravennate: e, nel centro, fra due alti pennoni, aventi gli scudi faentino e lughese, sorgeva un chiosco, destinato alle musiche. All’ingresso del maggior viale, che mena alla stazione, ergevasi un arco di trionfo, dedicato allo strenuo uomo di stato, con a’ fianchi due antenne recanti l’arme del comune e della provincia nostra.”

BCRa, Fondo fotografico Ricci, file 247
3. BCRa, Fondo fotografico Ricci, file 247
BCRa, Fondo fotografico Ricci, file 248
4. BCRa, Fondo fotografico Ricci, file 248

Le immagini provengono dal Fondo fotografico di Corrado Ricci e sono databili alla fine degli anni Venti del Novecento.
Si tratta di due piante della zona di viale Farini realizzate da Alessandro Azzaroni (1857-1947) funzionario per la Soprintendenza ai Monumenti, collaboratore di Corrado Ricci, Giuseppe Gerola e Ambrogio Annoni. Molti dei suoi rilievi e disegni sono presso la Soprintendenza ravennate, alcuni si conservano fra le carte di Corrado Ricci e Mario Mazzotti presso la Biblioteca Classense. I suoi rilievi, disegni e acquerelli di esattezza indiscutibile si sono mostrati particolarmente preziosi per le chiese di San Giovanni Evangelista, San Francesco e la zona dantesca i cui lavori degli anni 1920-21 seguì scrupolosamente.

BCRa, Fondo fotografico Ricci, file 204
5. BCRa, Fondo fotografico Ricci, file 204
ASCRa, Fondo Trapani, cartella B36 viali
6. ASCRa, Fondo Trapani, cartella B36 viali
BCRa, Fondo fotografico Ricci, file 252
7. BCRa, Fondo fotografico Ricci, file 252
ASCRa, Fondo Trapani, cartella B36 viali part
8. ASCRa, Fondo Trapani, cartella B36 viali part

Queste fotografie, che appartengono ai Fondi fotografici di Corrado Ricci e Umberto Trapani, mettono in evidenza la struttura e la forma dei viali alberati che partivano dalla stazione ferroviaria.
In alcune immagini è in evidenza il monumento dedicato a Luigi Carlo Farini dello scultore Enrico Pazzi. Il dittatore dell’Emilia è ritratto nell’atto di strappare il trattato di Villafranca. Nelle carte del Fondo Rava della Biblioteca Classense si conserva una lettera inedita che Cavour scrisse a Luigi Carlo Farini a un mese di distanza dall’armistizio. Da Ginevra Cavour scrive: “Venni qui da parenti ed amici per dimenticare le brutte scene che precedettero, accompagnarono e seguirono il fatto di Villafranca. … Mi è dolce pensare che vi avrò sempre nella buona come nell’avversa fortuna qual compagno ed amico; incorruttibile agli intrighi dei tristi.

In alcune foto si vede già realizzata la Casa del Balilla. Nel 1930 l’Opera Nazionale Balilla di Ravenna aveva incaricato l’architetto Giulio Ulisse Arata del progetto, ottenendo che l’edificio si affacciasse su piazzale Farini. Nonostante l’edificio sia stato totalmente demolito dopo i bombardamenti del 1943 i documenti e le immagini sono in grado di restituire le fattezze stilistiche dell’edificio. Preceduta da un massiccio porticato la Casa del Balilla, “dalla sobria conformazione volumetrica e dalle liscie pareti in mattone riesce a dialogare con i documenti tardo antichi che hanno reso celebre la città”.
L’edifico, che doveva ospitare l’associazionismo giovanile sportivo e paramilitare, aveva un luminoso vestibolo centrale da cui si sviluppavano le tre appendici che lo costituivano.

ASCRa, Fondo Trapani, cartella A1 viale farini
9. ASCRa, Fondo Trapani, cartella A1 viale farini
ASCRa, Fondo Trapani, cartella C15
9 bis. ASCRa, Fondo Trapani, cartella C15

Le due immagini sono state realizzate dal fotografo Umberto Trapani con la medesima angolazione ma a distanza di diversi anni.
Il monumento dedicato ai Martiri del Risorgimento è fotografato di spalle, ma nella seconda foto, scattata nel secondo dopoguerra, si vede l’edificio sede della Camera di commercio appena edificato. Nel 1953 la Camera di Commercio di Ravenna affida il progetto della sua sede all’architetto Antonino Manzone (1924-1996), appena tornato da una permanenza in Svezia. Il progetto risulta vincitore di un concorso nazionale. L’urbanista Ludovico Quaroni, che per la città firmò un piano regolatore, fu fra quelli che più apprezzarono il nuovo edificio di viale Farini: “Fino a pochi anni fa Ravenna custodiva i suoi tesori d’arte in un ambiente assonnato di grosso borgo cittadino. … Gli sforzi congiunti di Nino Manzone e della Camera di Commercio hanno dato a Ravenna un edificio degnamente moderno il primo in linea con civiltà delle grandi industrie in fase di disposizione lungo il canale Candiano”.
Il monumento in piazza Anita Garibaldi, scolpito dal fiorentino Cesare Zocchi, fu inaugurato il 1 settembre 1888, alla presenza di Re Umberto I. Nella parte alta è rappresentata Ravenna vestita d’elmo e di corazza e con lo scudo, la quale abbassa una corona d’alloro sopra un soldato ucciso. Nello zoccolo ci sono due bassorilievi che ritraggono Anita Garibaldi che guada a cavallo il fiume Canavas e la morte di lei a Mandriole. Intorno alla base sono scolpiti quattro leoni simboleggiati le date più importanti del nostro Risorgimento: 1821, 1848, 1859 e 1870.

Umberto Trapani (1897- 1976), forlivese di nascita si trasferì a Ravenna dove nel 1925 aprì il suo studio di fotografo. Lavorò per privati, enti locali e diverse industrie, come la CMC. Con le sue foto testimoniò i lavori di ammodernamento della città, gli scavi archeologici e la vita quotidiana in città e nelle campagne.

BCRa, Fondo fotografico Ricci, file 147
10. BCRa, Fondo fotografico Ricci, file 147
BCRa, Fondo fotografico Ricci file 146
11. BCRa, Fondo fotografico Ricci file 146
Gaetano Savini, Piante panoramiche, Volume V
12. Gaetano Savini, Piante panoramiche, Volume V

Le fotografie panoramiche dei viali della stazione, riprese da ovest e da est, mostrano la zona verde progettata negli anni Sessanta dell’Ottocento. I viali hanno un alberatura ben visibile e si intravede il disegno dei viali e delle aiuole dei giardini accanto alla basilica di San Giovanni Evangelista e al padiglione nuovo dell’ospedale civile di Ravenna, così come dalla parte opposta dove non è ancora sorta la Casa del Balilla.

Il disegno, tratto dalle Piante panoramiche di Gaetano Savini, ci restituisce la planimetria completa, a inizio Novecento, di quella porzione di città affacciata alla Darsena, con la stazione, i viali, i giardini, gli orti e i depositi per le attività produttive.

Comune di Ravenna
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